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Frittelle di mele alla maniera di Mariuccia Aimonetto

Matafam a la moda di Mariuccia Aimonetto

Ingredienti: due uova, due cucchiai di zucchero, un bicchiere di latte, farina bianca per addensare, tre mele, un pizzico di sale, buccia grattugiata di limone, lievito, olio per friggere.
Procedimento: sbucciare le mele, detorsolarle e tagliarle a fette. Sbattere le uova con lo zucchero, quindi aggiungere il latte, la farina a pioggia, il sale, la buccia grattugiata del limone e il lievito, ottenendo una pastella densa. Bagnare le fette di mela nella pastella e friggerle in olio ben caldo. Farle asciugare su un foglio di carta assorbente (una volta si usava la carta da burro) e spolverarle con lo zucchero.

Ricetta tipica, a cura dell’Associazione Culturale Lo cher en Val Soana – Il cuore in Valle

La cucina tradizionale della Valle Fantastica era semplice cucina di montagna, pensata per sfruttare al meglio le risorse offerte dalla natura nelle diverse stagioni. Le patate erano un alimento fondamentale, anche nella stagione invernale: conservate nel buio delle cantine, si prestavano a una grande quantità di preparazioni, in accompagnamento con formaggi o lardo. Il frit gris era una ricetta tipica e veloce: prevedeva la bollitura di patate e delle foglie di coste, affettate in un secondo momento e saltate in padella con cipolla tagliata fine.

In autunno si integravano castagne e nocciole e in estate e primavera una maggiore varietà di ortaggi ed erbe selvatiche. I più apprezzati erano gli ortaggi a lunga conservazione, come porri, rape, fagioli (spesso cucinati in umido col lardo) e zucche (molto amate nella minestra, con riso e patate). Il consumo di carne era limitato alle occasioni speciali, mentre la polenta in tavola non mancava mai e veniva servita con fantasia: per esempio coco an bruhquet, con uova strapazzate, latte e aceto. O nella tipica baula, una palla di polenta con dentro un pezzo di toma.

Gli unici cerali coltivati in Valle erano l’orzo e la segale, che costituiva la base per il pane nero, preparato nel forno comunitario presente in ogni borgata. E quando il pane si faceva raffermo, diventava un’ottima base per la supà de coi, la zuppa di cavoli, cotta al forno. Una ricetta molto usata anche in occasione del Giorno dei Morti.

La poca carne consumata proveniva dagli animali allevati in casa: brodo di gallina, gallo in umido, coniglio. Una giornata di pesca fortunata nei torrenti poteva portare in tavola un’ottima trota, cotta poi col burro. E per concludere il pasto, li matafam, le tipiche frittelle di mela, preparate cuocendo al forno le mele con la buccia.

Per chi vuole assaggiare i prodotti più tipici della nostra Valle, il Marchio del Parco identifica le produzioni tradizionali improntate alla qualità e alla sostenibilità.

Oltre a miele e prodotti caseari, ci sono diverse realtà che preparano il genepì secondo la nostra tradizione locale, come Thequelà Lo PraLa Stella Alpina. A Ronco Canavese, poi, si trovano due botteghe che mantengono produzioni artigianali di cibi tipici: la macelleria Venezia, con insaccati come la mocetta valsoanina e un crudo caratteristico, e la panetteria e pasticceria Perono Garoffo Lauri.