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Il parlar de nozaouti, “parlare a modo nostro”, è un elemento identitario forte, ancora molto sentito e connotante: non somiglia al dialetto piemontese della pianura ed è una lingua che abbiamo portato con noi in giro per il mondo insieme alle nostre storie e alle nostre leggende, ovunque si sia costituita con l’emigrazione una comunità di valsoanini.

Non si tratta di una lingua morta ma di una particolarità ancora presente e praticata quotidianamente da parlanti anche giovanissimi. Questo grazie all’insegnamento nella scuola elementare, gestito dalle maestre in pensione della Valle, e al lavoro di associazioni come Effepi, dedicata agli studi e alle ricerche francoprovenzali.

Una realtà senza scopo di lucro che dal 1980 si impegna a preservare non solo la lingua, ma anche la cultura locale e le persone che la rappresentano. Dai concorsi scolastici, alle iniziative di poesia dialettale ai festival della canzone in patois, alle mostre, agli studi bibliografici.